Sindrome di Wanderlust


"Puoi leggere tutti i libri del mondo, ma le migliori storie sono tra le pagine del tuo passaporto"


Pare sia una malattia il desiderio di viaggiare. Se e' cosi' sono malato.

Di seguito alcuni sintomi che permettono di riconoscere in maniera univoca questa "patologia":
- Chi e' affetto da Wanderlust ha come pensiero fisso il prossimo viaggio, se sta per più di quattro mesi nello stesso luogo e' colpito da attacchi di ansia che aumentano finche' non compra un biglietto aereo; il suo passaporto è SACRO e lo custodisce come un figlio (i cinque gia' completati, in cassaforte); la cronologia quotidiana del suo browser preferito è sostanzialmente sempre la stessa: Googlemaps, Emirates, Lufthansa, motori di ricerca di voli e alberghi, bahn.de, seat61.com.

-Ai vestiti firmati e all'automobile nuova, il Wanderluster preferisce il piacere delle grandi emozioni che regala, ad esempio, esplorare a piedi una città al mattino presto prima che si svegli; prendere un autobus urbano di linea senza meta, mangiare in strada nei mercati di periferia. Vedere gli amici che indossano abiti di marca innesca in lui il confronto in termini di viaggio: "la giacca Armani è un volo A/R per la Georgia"; "le Hogan equivalgono a tre giorni a Legazpi...".

-Chi e' affetto da Wanderlust ha dormito in treno, bus e aeroporto un numero di volte quasi pari a quello di un homeless di professione; uno scalo di dieci ore e' risorsa preziosa, piuttosto che perdita di tempo (tranne che in Arabia Saudita...).

-Quando il Wanderluster conosce una persona nuova, la prima domanda che gli pone è: ‘Da dove vieni?’. Si informa sulla sua provenienza, i posti che ha visitato, come viaggia: per scoprire ciò che puo' avere in comune con lui. Sa dire ‘ciao’ e ‘grazie’ in piu' lingue, perche' riconosce l’importanza di salutare e ringraziare gli altri nella loro lingua. Impara a conoscere e si adegua agli usi, costumi e cultura dei luoghi che visita. E li rispetta.

- Chi e' affetto da Wanderlust sorride a chi si lamenta di sciocchezze come il jetlag; e' semplicemente infastidito da idiozie quali: "Si, ma il Kirghizistan e' pericoloso" ; "Sì, ma in Siberia fa freddo/ Sì, ma in Indonesia fa caldo", "Sì, ma in Slovacchia si mangia male".

-Quando entra in libreria, il Wanderluster si dirige con passo deciso verso la sezione viaggi, inizia a sfogliare le guide, ma anche i frasari, dizionari in cerca di qualche ispirazione per la prossima partenza o riprovare le emozioni dei viaggi precedenti.















IL SETTIMO PASSAPORTO



Giovedì, 19 ottobre, ore 10,30, il telefono:
"Buongiorno, Commissariato di polizia di Osimo, Marotta Paolo?"
"...Mi dica"
"Si presenti domani alle 11,00 nei nostri uffici con il suo passaporto".
Di buon mattino, alle 10,58 dle giorno stabilito ero nella saletta di attesa del commissariato della 'città dei senza testa'.
Alle 11,03, da uno dei due sportelli, una voce femminile:
"Chi è il prossimo italiano in fila?"
"Io. Ma sono napoletano, prima che italiano -dico- va bene lo stesso?"
"Lei tutto non può essere. Italiano o napoletano, decida"
"Che dubbio c'è? Napoletano!"
"Passaporto, prego (non faccia il buffone n.d.r.)."
Con la mano tremante, porgo all’ufficiale in divisa il mio fedele -da 4 anni e sette mesi- compagno di viaggi, ma la poliziotta, senza empatia, me lo strappa quasi di mano, lo apre immediatamente e con un pennarello nero scrive in stampatello, imbrattando le pagine 2&3:

"REVOCATO"

Mi manca il respiro, miracolosamente riesco a trovare la forza di deglutire per soffocare le lacrime, riesco a stento a farfugliare: "Perché... perché?"
"Guardi signor Marotta, a noi risulta che lei ha un altro passaporto in scadenza marzo 2018..."
"Certo, quello era il quinto...!"- la interrompo-
"...e adesso questo che scade nel 2023. Lei ne richiede uno ogni 4 anni e mezzo."
"Lo ammetto, come negare l'evidenza dei fatti?"
Lo sfoglia e si diverte ad osservare gli stickers dei visti:
"Giappone, Egitto, Bielorussia, Nepal, due volte Indonesia, Laos, Mauritania, Pakistan, India, Iran, Laos...e questi tutti gialli che roba è?
"Papua New Guinea..."
"Ah, due volte. Una non le è bastata"
"Se è per questo nemmeno due."
"In Oceania vedo anche i timbri di Australia, Nuova Zelanda, Isole Solomone...."
"...Repubblica di Vanuatu..."
"Scommetto che in Afghanistan, non c’è stato…"
"Scommessa persa. Nel 2013 entrando via terra dal Tajikistan, provenendo dal Kirghizistan e uscendo verso l’Uzbekistan"
"Insomma Asia centrale, tutta?"
"Purtroppo no, manca il Bhutan"
"Come mai?"
"Sarebbe lunga da spiegare in questa sede".

Qualche istante e poi ricomincia a sfogliare daccapo il mio libretto rosso borgogna, concentrandosi, stavolta, sui timbri.
"Alcuni sono incomprensibili" "Per me no. Mi chieda e le saprò dire..."
"Sembrerebbe che l'America Centrale sia completa."
"Non sbaglia."
"Ma il Sudamerica no..."
"Non posso che darle ragione: mancano Venezuela, le tre Guyane, Uruguay e Paraguay."
"Dai timbri non riesco a risalire a quanta Europa ha visto."
"Faccio molto prima a dirle quanta non ne ho vista."
"Prego."
"Montenegro, Cipro e Malta"
"Vada avanti".
"E dove vuole che vada. Questo manca."
"E come mai proprio Malta?"
"Doveva essere 'A cento senza Malta'. E così è stato."
"Ma adesso sta a 100dodici, potrebbe anche andarci..."
"Ci penserò"
"Ma un grosso punto debole lei ce l'ha, ne è consapevole?"
"Non infili il coltello nella piaga..."
"Ha qualcosa da dichiarare sul fatto che lei in Africa non è mai stato?"
"Mai stato non è corretto: Marocco tre volte, Tunisia, Egitto; ho attraversato tutto il Sahara via terra da Tangeri a Nouakchott..."
"Si sta arrampicando sugli specchi, avrebbe potuto far molto meglio. La vera Africa è quella subsahariana e solo la Mauritania è poco signor Marotta. Troppo poco"
"Non mi umili, la prego. Mi dia un altro passaporto e proverò a colmare questa lacuna"

"...Vedremo, vedremo."