REGNO del BHUTAN


Uno dei Paesi più misteriosi, meno accessibili e, forse anche per questo, nell'immaginario collettivo, uno dei più affascinanti del pianeta.
Il BHUTAN, incastrato tra le montagne del Tibet e le regioni nord-orientali dell'India, con le quali condivide gli unici tre valichi di frontiera terrestri e i suoi settecentomila abitanti che, per valutare l'indice di sviluppo del Paese utilizzano un filosofico "grado di felicità" (Gross National Happiness), invece del classico, asettico e materialistico prodotto interno lordo.
Un grosso handicap, per chi è abituato a viaggiare senza vincoli, l'obbligo, per poter visitare il Paese, di servirsi di un'agenzia autorizzata dal ministero del turismo del Paese, anche per gruppi di...una sola persona. Non è una vera e propria "scorta" e, con qualche escamotage è relativamente facile ritagliarsi un po' di libertà, lungo l'itinerario prestabilito.
Sono tantissime le agenzie, quella che ho scelto (https://www.drukasia.com) mi ha trattato con i "guanti bianchi": ben oltre le aspettative e ben oltre ciò di cui ho bisogno in viaggio. Ma non è un'eccezione: tutte quelle accreditate offrono lo stesso, eccellente servizio.




Non è stato possibile, o comunque sarebbe stata un forzatura non gradita e perciò non ho insistito, congedare auto, autista e guida a disposizione per fare a "modo mio", utilizzando i mezzi pubblici, ma sono riuscito a trovare un compromesso. Il turista alpitour mezza giornata e per gli spostamenti, in totale libertà dalle prime ore del pomeriggio in poi.
Per quanto mi riguarda certamente la seconda, la parte più interessante del viaggio. E la prima cosa che si scopre, è che il GNH per loro conta davvero, ma anche un po' di Pil in più non gli farebbe schifo.
Il costo del tour è salato, ma in realtà è congruo per il rapporto qualità/prezzo dei servizi offerti. Nella quota è incluso tutto: alberghi lussuosi, ottimi ristoranti, assicurazione medica; auto con autista e guida professionale e cordiale.
Un tour con gli stessi servizi, in qualsiasi altro Paese, costerebbe di più.
Il Bhutan è stato 123esimo Stato Sovrano in cui ho messo piede; benché ci sia più di un valido motivo per tornarci, una sola volta, probabilmente, me la farò bastare.



IL VIAGGIO


Un biglietto solo andata Air Arabia per Kuwait city, via Alexandria, da Orio al Serio. Il piano, fallito per la mancanza del tempo sufficiente per ottenere il visto, di andare in Iran,
attraversando il golfo Persico in aliscafo e allora ripiegai su Mumbai, via Sharja, alla scoperta della città più poliedrica dell'India.
Meno caotica di quel che potessi immaginare, con tanti spunti interessanti, e su questo non avevo dubbi. Con la ferrovia che la taglia in due, il viadotto sul mare, la metropolitana in costruzione. I soliti giri notturni con i tassisti giusti.
Ho scoperto tardi, forse, Mumbay. Meglio tardi che mai.
Mi incuriosiva il Bhutan, ma mi aveva sempre frenato l'obbligo di servirmi di un'agenzia autorizzata per visitare il Paese. Farò il sacrifico per una volta.
Da Mumbai volo per Bagdobra, treno per Hasimara e l'attesa del nuovo anno a Jaigaon città di frontiera India-Bhutan.
Il mattino successivo, 1° gennaio, mi aspettavano dall'altra parte, a Phuentsholing, un'auto, autista e guida, molto simpatici, ma forse troppo professionali. Incomprensibili per loro le mie continue richieste di limitare al minimo indispensabile il circuito turistico privilegiando "sentieri poco battuti".

"Ci fermiamo in questo villaggio?"
"Ma non c'è niente da vedere!"




I centocinquanta km di strada, ben pavimentata, percorsi lentamente per arrivare a Thimpu, la piccola Capitale del regno, il primo impatto con quel Paese "misterioso". La sosta al ristorante e vedere un tavolo prenotato con il mio nome, l'episodio che mi ha stupito di più.
Nel giro serale/notturno da solo a piedi e poi in taxi nulla di memorabile, ma in un'atmosfera piacevole e rilassata.
Il mattino seguente mi porteranno a Punakha per visitare lo spettacolare Monastero, il secondo più grande ed antico (costruito nel 1637) del Paese, conosciuto anche come il Palazzo della grande felicità. Altrettanto interessante attraversa il fiume utilizzando il lunghissimo ponte sospeso.
Mi avevano riservato una camera in uno splendido hotel in cima alla collina di fronte al monastero, che, dal balcone, potevo ammirare in tutta la sua meastosa bellezza. Da contro non proprio agevole, le "fughe" per i giri serali in solitaria lungo il fiume e fino alla città

Tappa successiva, la Gantey valley. Spettacolare. Viaggiando in bassa stagione, pochi turisti in giro e, in quel caso, addirittura unico ospite dell'albergo che l'agenzia aveva a me riservato. Tre ragazze, una alla reception, due in cucina al lavoro esclusivamente per il mio "gruppo"...
Lunghissime passeggiate nella valle e nei boschi fino a tarda sera, poche persone e quasi nessuna macchina incontrata.

Due giorni dopo Il rientro in "città"; un'altra notte a Thimpu e poi, finalmente, la scalata al TIGER'S NEST, lo spettacolare monastero, simbolo del Paese, incastrato sul picco montuoso nella valle di Paro a 3120 metri sul livello del mare. Si parte dal campo base situato a 2300, c'è dunque da vincere un dislivello di circa 900 metri effettuando un percorso di poco meno di 7 km.
Forza&coraggio: missione compiuta. Ne valse la pena.
Ultimo giorno a Paro, alla larga dai negozi di souvenir, ma a mangiare Momo nelle bettole assieme alle persone del luogo.























Volando dal BHUTAN all'INDIA


Per rientrare in India ho scelto di volare, per il gusto di decollare dall'aeroporto di Paro, mentre ero entrato nel Paese attraverso il gate terrestre Jaygaon/Phuentsholing. L'aeroporto di Paro, l'unico internazionale del Paese, si estende su una riva dell'omonimo fiume,
in una profonda valle circondata da monti le cui vette superano i 5000 metri di altezza ed è considerato
"uno degli aeroporti più complicati al mondo".
Solo un ristretto numero di piloti è abilitato; atterraggi e decolli sono permessi solo a determinate, ristrettissime, condizioni atmosferiche e soltanto durante le ore diurne.
Solo le due compagnie del Bhutan, DrukAir e Bhutan airlines operano in questo scalo. La mattina del 7 gennaio ero uno dei (pochi) passeggeri a bordo dell'Atr 42 del volo Druk Air KB230 PBH-IXB.

Colonna sonora, che dubbio c'è:
"There's no sensation to compare with this
Suspended animation, a state of bliss..."

("Learning to Fly" -Pink Floyd)


Druk Air, KB 230 Paro-Bagdogra