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GUERRE & COMORE

"Mayotte est comorienne et le restera a jamais"



Nell'Oceano Indiano, tra Madagascar e Mozambico, quattro isole: Grande Comore, Anjouan, Mohéli e Mayotte formano un arcipelago, Stato sovrano africano, quart'ultimo del continente per superficie: Udzima wa Komori/Union des Comores/الاتحاد ﺍﻟﻘﻤﺮي in comoriano/francese/arabo.

Le Isole Comore.

La piccola Capitale, Moroni, rivela influenze arabe, pare, opera degli yemeniti, evidenti nel centro storico. Suggestivo passeggiare nei vicoli della Medina, ma certamente ne ho visitate di molto più suggestive.
Una delle quattro isole comoriane, Mayotte, è "territorio d'oltremare francese"; cosa c'entri la Francia, al giorno d'oggi, con un'isola dell'Oceano Indiano è incomprensibile. O forse è chiaro, chissà.
Fosse solo questa: i transalpini hanno complessivamente di undici territori, in tutti e tre gli Oceani; nell'Indiano anche Réunion; nel Pacifico, tra l'altro, per trent'anni hanno testato armi nucleari nella "loro" Polinesia, nell'Atlantico alcune isolette caraibiche e dalla "loro" Guyana lanciano razzi nello spazio.
Per i comoriani Mayotte "est comorienne et le restera a jamais" e se avessero la forza militare, da tempo avrebbero provato a riprendersela. In quel caso, altrettanto ovvio, la Nato sarebbero immediatamente intervenuta per ripristanare lo "stato dell'arte".
Ma non serve: per respingere la marina comoriana, adesso, basterebbe un quindicenne in grado di comandare un piccolo drone dalla sua postazione Playstation, nella sua mansarda alla periferia di Biarritz...
Anche Biden lo ha confermato e sottolineato: "difenderemo ogni centimetro di territorio della Nato".
Bene così; tuttavia il concetto "padroni a casa nostra", in occidente ha un significato molto peculiare: "il mio è (giustamente n.d.r.) mio, ma anche molto del tuo, è mio". Se poi un folle (non un comoriano; loro prendono la vita e l'Islam con molta leggerezza) spara sugli spettatori inermi del Bataclan è un "terrorista".
Certo che lo è.
Ma forse anche noi occidentali, in modo diverso, dovremmo prendere coscienza, lo siamo.
Ad onor del vero in molte parti d'oriente la pensano allo stesso modo; la differenza sta nel fatto che noi occidentali abbiamo la pretesa di sostenere di essere i soli, veri, paladini della democrazia.
Dopo la lunga era degli "mzungu" (così i locali etichettano i bianchi, in accezione sia dispreggiativa che vezzeggiativa, a seconda della circostanza) adesso è il momento dei "gialli".
La Cina sta invadendo e colonizzando più parti del pianeta, senza sparare un colpo. Palese propaganda i manifesti dislocati in più punti strategici dell'isola principale che enfatizzano una fantomatica cooperazione "sino-comorienne". In cambio della pavimentazione di quattro strade, i cinesi hanno acquisito il monopolio sulla distribuzione di molte merci e beni. Oltre, naturalmente, al diritto di mettere le mani sulle risorse naturali dell'arcipelago.



Le Comore non è un luogo adatto ai turisti "all-inclusive"; ma per loro, a poche miglia, c'è Zanzibar,
a meno che non scelgano di rinchiudersi, a caro prezzo, nei due resort di lusso esistenti.
E' tutto apparentemente complicato. Non esistono trasporti pubblici, ma solo taxi e mini-van collettivi che viaggiano sistematicamente in...overbooking: in diciotto nei mezzi omologati per dodici. E se è necessario percorrere una strada diversa dalle quattro messe a posto dai cinesi, è un viaggio terribile.
Non esiste una raccolta dei rifiuti organizzata; l'intera isola è una discarica, anche la collina che dà
su una delle spiaggie più belle, Chomoni, è ricolma di plastica e materiale organico.
"Ma com'è possibile?" -ho provato a chiedere più volte-
finché ho ottenuto la risposta definitiva e convincente:
"Ma che cazzo te ne frega? Se non ti piace, tornatene a Parigi".





Ridotta all'essenziale la pubblica illuminazione: al calar del sole, Capitale, villaggi e strade sono avvolte nel buio. Girare per Moroni a piedi sembrerebbe un azzardo, soprattutto per uno "mzungu", ma la criminalità è praticamente inesistente. Si rischia, molto, di essere investiti dalle poche auto circolanti e di pestare un topo morto, o scansarne molti, vivi.
In tutto l'arcipelago funzionano soltanto due bancomat che accettano carte internazionali (quello dell'Hotel Retaj e quello di un supermercato della catena Sawa Prix), quando riforniti di contanti.
Le banche non sono d'aiuto, l'euro è utilizzato ovunque a cambio fisso (1euro=490 kfm, gennaio 2022). Ma bisogna averli con sé, perché sull'isola non c'è modo di procurarsene.
Epperò, chi ha spirito d'adattamento, dopo i primi giorni di confusione, capito come funziona, ha la possibilità di ammirare tante meraviglie della natura, e non solo.
Spiaggie, panorami, buon cibo.
La popolazione non è sempre cordiale ed ospitale con i bianchi, ma quelli che lo sono, lo sono davvero. Ho dormito una notte, e avrei potuto farlo per tutto il tempo che avrei voluto, in una casa comoriana, in un villaggio dalla parte opposta della Capitale. La paura della malaria, endemica sull'isola, mi ha suggerito di tornare a Moroni, in una stanza con aria condizionata

















Una curiosa sorpresa, soprattutto per me che sono legato all'Abruzzo, aver scoperto che lo street-food tradizionale di Moroni sono gli arrosticini (le mitiche rrustell'), sebbene la carne non sia di pecora. Ma ugualmente buoni.
In particolare, nella Capitale, dopo il calar del sole, tutti i giorni, un piazzale in terra battuto nei pressi del porto si trasforma in un enorme ristorante all'aperto con tavoli e fornacelle che dispensano "brochettes" senza sosta e senza limiti. L'area è completamente al buio, per rispettare la privacy degli avventori.
Un Paese che mi ha affascinato; un po' "fuori mano", ma ci tornerei.