Se l'obiettivo è mettere piede in tutti i Paesi del pianeta (numero peraltro indefinito e in continua evoluzione: Taiwan lo è? Se sì, per quanto ancora...?) talvolta occorre fare qualche piccolo..."sacrificio".
Ad esempio passare qualche giorno in Jamaica (dic 2022), oppure alle Bahamas (feb 2023) rispettivamente il 138° e il 139° toccati.
Gli stati indipendenti dei Caraibi sono tredici, oltre al "mucchietto" di proprietà angloamericana, francese e olandese.
Secondo i miei canoni, probabilmente, varrebbe la pena andare, e tornare, anche più volte, solo a Cuba ed Haiti, ma bisogna vedere con i propri occhi prima di emettere giudizi. Oltre ai quattro citati sono stato anche a Trinidad&Tobago e in Rep. Dominicana.
Ne restano ben sette, maledizione. Solo a ricordarne i nomi è fatica:
Antigua e Barbuda, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Saint Lucia, che appartengono al Commonwealth. Barbados e Dominica gli altri due.
Per non parlare delle Capitali: Sant John's, Roseau, Basseterre... Non c'è verso di memorizzarle e di associarle al rispettivo Paese.
Andrà a finire che quando mancheranno solo quelli, con una "bella" (...) crociera li toccherò tutti.
***
In Jamaica meno di una settimana, più che sufficiente per (non) apprezzarla. A Montego Bay da Toronto a bordo di B737 di Westjet gonfio di vacanzieri canadesi.
All'arrivo, dopo le rapide -almeno quello- pratiche burocratiche, con il mio misero bagaglio a mano, mi sono sono diretto verso l'uscita più vicina, non realizzando che quella fosse "esclusiva" per coloro diretti ai lussuosi resort della zona: tra la massa che cercava, pdf in mano, il suo bus, io -completamente al di fuori da quel contesto- pretendevo di trovare un mezzo pubblico che mi portasse in centro...
Ma come ci pensi?
Da quella gabbia si esce solo a bordo di uno di quei mezzi e solo se hai "il braccialetto giusto".
Nemmeno a piedi?
Nemmeno a piedi.
E allora, rientrato in aerostazione, "scopro" che l'uscita principale è dalla parte opposta, separata da quella per i turisti. Ma lì comanda la mafia dei tassisti. I mezzi pubblici non li fanno arrivare e sparano cifre folli per coprire i pochi km che portano in città. Ovviamente con me è tempo perso; 400 mt a piedi e problema risolto. Il bianco da spennare sarà un altro.
Una città senza empatia. Individui diffidenti, aggressivi, continue richieste di denaro, ma non -almeno non soprattutto- per fame. Al calar del buio e dopo la chiusura dei negozi, la città resta in mano a questi personaggi ambigui.
Meglio rifugiarsi in un locale. Pollo fritto e poco altro, ma buona musica. E questo ovunque, non solo reggae, anche nelle performance degli artisti di strada.
Seconda tappa, Ocho Rios. Decisamente meglio. Pochi turisti, e meno ce ne sono e meglio stanno i viaggiatori. Ed infatti sono rimasto tre giorni. Un buon albergo in centro a prezzo accettabile con balcone vista mare; in città, con le dovute precauzioni, si può girare 24/24, qualche bella spiaggia. Un paio di escursioni in collina con mezzi pubblici.
Mercati colorati e ancora tanta buona musica. Ma, persistente, la diffidenza e la costante sensazione di essere visto come un bianco da depredare.
Ma tant'è. A casa degli altri sono io l'ospite e mi sono adeguato, adottando un profilo più basso del solito.
Infine Kingston, la Capitale. Città molto complicata da comprendere. L'assenza di un vero e proprio centro non aiuta nell'orientamento. La parte nuova con i suoi lunghi e larghi viali sui quali sfrecciano auto a tutta velocità non ispira fiducia e non è adatta per spostamenti a piedi. Per muoversi da un punto all'altro bisogna necessariamente far ricorso ai taxi collettivi (i ricchi, certo, possono far riferimento a quelli individuali).
La casa di Bob Marley è senz'altro un "must", ma i 35Usd del prezzo di ingresso mi hanno fatto desistere.
Il "downtown" con la sua piazza centrale brulicante di bancarelle è certamente interessante, ma al calar del buio bisogna andar via, e pure in fretta. L'ultimo fast food chiude alle 21,00, poi il deserto. E qualsiasi incontro potrebbe rivelarsi poco gradevole.
Il lungomare tutt'altro che affascinante; la cosa più interessante, forse, ammirare atterraggio e decollo dei pochi aerei dall'aeroporto che si trova di fronte sulla penisola che chiude la baia.
La svolta, a Kingston, è stata individuare il tassista giustò che oltre a farmi visitare tutta la città, anche di notte, mi ha scortato ad Harbour View un quartiere ad ovest della città, popolato da gente di bassa estrazione sociale e dagli operai del cementificio e del gigantesco mulino presenti in quell'area. Rhum e birra (ma più Rhum...) come se piovesse, marijuana -dicono- della migliore qualità e, l'immancabile eccellente musica.
A parte Montego Bay, la Jamaica, in fin dei conti, meglio di come temessi, ma non rientrerà nella mia lista dei Paesi da rivedere.
Ad esempio passare qualche giorno in Jamaica (dic 2022), oppure alle Bahamas (feb 2023) rispettivamente il 138° e il 139° toccati.
Gli stati indipendenti dei Caraibi sono tredici, oltre al "mucchietto" di proprietà angloamericana, francese e olandese.
Secondo i miei canoni, probabilmente, varrebbe la pena andare, e tornare, anche più volte, solo a Cuba ed Haiti, ma bisogna vedere con i propri occhi prima di emettere giudizi. Oltre ai quattro citati sono stato anche a Trinidad&Tobago e in Rep. Dominicana.
Ne restano ben sette, maledizione. Solo a ricordarne i nomi è fatica:
Antigua e Barbuda, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Saint Lucia, che appartengono al Commonwealth. Barbados e Dominica gli altri due.
Per non parlare delle Capitali: Sant John's, Roseau, Basseterre... Non c'è verso di memorizzarle e di associarle al rispettivo Paese.
Andrà a finire che quando mancheranno solo quelli, con una "bella" (...) crociera li toccherò tutti.
***
In Jamaica meno di una settimana, più che sufficiente per (non) apprezzarla. A Montego Bay da Toronto a bordo di B737 di Westjet gonfio di vacanzieri canadesi.
All'arrivo, dopo le rapide -almeno quello- pratiche burocratiche, con il mio misero bagaglio a mano, mi sono sono diretto verso l'uscita più vicina, non realizzando che quella fosse "esclusiva" per coloro diretti ai lussuosi resort della zona: tra la massa che cercava, pdf in mano, il suo bus, io -completamente al di fuori da quel contesto- pretendevo di trovare un mezzo pubblico che mi portasse in centro...
Ma come ci pensi?
Da quella gabbia si esce solo a bordo di uno di quei mezzi e solo se hai "il braccialetto giusto".
Nemmeno a piedi?
Nemmeno a piedi.
E allora, rientrato in aerostazione, "scopro" che l'uscita principale è dalla parte opposta, separata da quella per i turisti. Ma lì comanda la mafia dei tassisti. I mezzi pubblici non li fanno arrivare e sparano cifre folli per coprire i pochi km che portano in città. Ovviamente con me è tempo perso; 400 mt a piedi e problema risolto. Il bianco da spennare sarà un altro.
Una città senza empatia. Individui diffidenti, aggressivi, continue richieste di denaro, ma non -almeno non soprattutto- per fame. Al calar del buio e dopo la chiusura dei negozi, la città resta in mano a questi personaggi ambigui.
Meglio rifugiarsi in un locale. Pollo fritto e poco altro, ma buona musica. E questo ovunque, non solo reggae, anche nelle performance degli artisti di strada.
Seconda tappa, Ocho Rios. Decisamente meglio. Pochi turisti, e meno ce ne sono e meglio stanno i viaggiatori. Ed infatti sono rimasto tre giorni. Un buon albergo in centro a prezzo accettabile con balcone vista mare; in città, con le dovute precauzioni, si può girare 24/24, qualche bella spiaggia. Un paio di escursioni in collina con mezzi pubblici.
Mercati colorati e ancora tanta buona musica. Ma, persistente, la diffidenza e la costante sensazione di essere visto come un bianco da depredare.
Ma tant'è. A casa degli altri sono io l'ospite e mi sono adeguato, adottando un profilo più basso del solito.
Infine Kingston, la Capitale. Città molto complicata da comprendere. L'assenza di un vero e proprio centro non aiuta nell'orientamento. La parte nuova con i suoi lunghi e larghi viali sui quali sfrecciano auto a tutta velocità non ispira fiducia e non è adatta per spostamenti a piedi. Per muoversi da un punto all'altro bisogna necessariamente far ricorso ai taxi collettivi (i ricchi, certo, possono far riferimento a quelli individuali).
La casa di Bob Marley è senz'altro un "must", ma i 35Usd del prezzo di ingresso mi hanno fatto desistere.
Il "downtown" con la sua piazza centrale brulicante di bancarelle è certamente interessante, ma al calar del buio bisogna andar via, e pure in fretta. L'ultimo fast food chiude alle 21,00, poi il deserto. E qualsiasi incontro potrebbe rivelarsi poco gradevole.
Il lungomare tutt'altro che affascinante; la cosa più interessante, forse, ammirare atterraggio e decollo dei pochi aerei dall'aeroporto che si trova di fronte sulla penisola che chiude la baia.
La svolta, a Kingston, è stata individuare il tassista giustò che oltre a farmi visitare tutta la città, anche di notte, mi ha scortato ad Harbour View un quartiere ad ovest della città, popolato da gente di bassa estrazione sociale e dagli operai del cementificio e del gigantesco mulino presenti in quell'area. Rhum e birra (ma più Rhum...) come se piovesse, marijuana -dicono- della migliore qualità e, l'immancabile eccellente musica.
A parte Montego Bay, la Jamaica, in fin dei conti, meglio di come temessi, ma non rientrerà nella mia lista dei Paesi da rivedere.