Nell'immaginario collettivo la Colombia sembrerebbe essere soltanto la terra dei Narcos, di traffici illegali, guerra tra bande, violenza nel nome di Pablo Escobar.
Quell'indecenza del sito "viaggiare (in) sicuri" del Ministero degli Esteri alla voce Colombia elenca una serie spaventosa di pericoli:
-Il Paese è caratterizzato da alti indici di violenza connessi alla criminalità organizzata e da una diffusa micro-criminalità...
-Permangono costanti i numeri di omicidi e sequestri, così come l’attività di bande di narcotrafficanti, soprattutto nelle zone di frontiera...
-Sono ricorrenti le aggressioni di passeggeri sui taxi: si raccomanda di non fermare taxi lungo le strade, soprattutto di notte..
-Scippi e aggressioni: avvengono specialmente nelle vicinanze di un Bancomat o all’uscitada una Banca o da un Ufficio cambi...
-Sequestri-lampo: si sono verificati crescenti casi di falsi tassisti (con targhe di taxi “clonate”) che costringono il passeggeri...
-Furto attraverso uso di droghe: è utilizzata in particolare la scopolamina (alcaloide noto come “siero della verità”) ...
-Furto di valuta: sono frequenti truffatori, travestiti da agenti di polizia, che costringono turisti ignari a consegnare valuta straniera per finti controlli sulla loro autenticità;
-Furto all'aeroporto (o alle stazioni di autobus): i luoghi particolarmente affollati da persone in transito...
-Trasporto di sostanze stupefacenti: sono ormai numerosi i casi di arresto di turisti, anche italiani, che hanno accettato di trasportare all’estero nel proprio bagaglio droga...
Ma la chiave sta qui:
"IL TURISTA è generalmente considerato persona abbiente e può rappresentare un potenziale obiettivo per i delinquenti..."
Noi siamo viaggiatori, non turisti, pertanto tutte queste chiacchiere non ci riguardano.
Ed infatti basta mettere piede in Colombia ed è tutto il contrario di quello che si dice o si possa pensare.
Abbiamo scoperto un Paese meraviglioso ed ospitale; i suoi abitanti civili, cordiali, scaltri.
Guai potrebbe averne solo chi andasse a cercarli.
Se il nostro primo impatto con la Colombia è stato "soft" -il villaggio caraibico di Capurgana- due giorni dopo abbiamo subito affrontato il test apparentemente più difficile: Medellin.
La regola d'oro è: evitare di arrivare al buio nelle città potenzialmente pericolose, grandi e sconosciute, ma il nostro solito, meraviglioso, capriccioso modo di viaggiare ha fatto sì che arrivassimo alle 21.00 dopo un lungo viaggio in barca e bus. Senza aver prenotato un hotel, naturalmente.
Questo perché alle 7,50 non avevamo ancora scelto se utilizzare l'aereo oppure viaggiare via mare e bus.
La barca da Capurgana per Turbo partiva alle 8,00, il biglietto lo abbiamo comprato alle 7,58...
Confesso, però, che timori ne avevamo e durante il lungo viaggio avevamo messo in atto le più elevate procedure di difesa: portafogli civetta, lo zaino grande senza oggetti di valore da lasciare in caso di aggressione, passaporto e carte rigorosamente nella tasca interna. Niente telefono e fotocamera in vista.
Tempo sprecato; sono bastati cinque-minuti-cinque dopo l'arrivo per renderci conto che Medellin è una città moderna, efficiente, con un sistema di trasporti eccellente. E soltanto qualcuno in più per prendere consapevolezza che non è affatto pericolosa, almeno per un romano e un napoletano non esattamente "beginners".
Il wifi gratuito dell'autostazione ci permette di individuare un albergo in pieno centro, al Parque Barrio, a poche centinaia di metri dall'omonima stazione della metropolitana, a cinque fermate da quella del terminal.
Alle 22.00 la piazza è piena di gente, con una miriade di attività in pieno fermento.
"Questo posto ci piace".
Il tempo di prendere possesso delle camere e tre quarti d'ora dopo siamo di nuovo al Parque Barrio. Tutto cambiato; serrande chiuse, la gente "normale" sparita, la piazza e le strade circostanti cominciano a popolarsi di "zombie" di ogni età. Centinaia, forse migliaia di giovani ed adulti completamente sopraffatti da alcol e droghe di ogni tipo.
Ma quel che a noi interessava era trovare un posto dove mangiare.
Alla fine optiamo per un hot dog di strada:
"Il migliore della città" sentenzierà il vecchietto che ce lo ha venduto ("Acquaiuo' l'acqua è fresca?") e poi scopriamo una pasticceria aperta 24/24 che sembra essere un punto di ritrovo per gente di ogni tipo, ma serve torte buonissime.
E sarà una tappa obbligata anche nelle due notti successive.
La città al primo impatto è affascinante; come altre metropoli del sudamerica si sviluppa in una valle tra colline completamente urbanizzate ricoperte di lucine gialle che fanno l'effetto-presepe.
"Domani mattina visiteremo quei quartieri, ma io ci voglio andare anche di notte".
"Certo, ma sarebbe troppo rischioso inoltarci adesso, sono posti che non conosciamo..."
Riprendiamo a passeggiare intorno al Parque Barrio, ormai popolato soltanto da "Zombie". L'albergo è a 100 metri e come prima sera potrebbe anche bastare.
Ma quei taxi fermi in fila sono una tentazione:
"Hola amigo, quanto vale un giro de una orita in città?".
"15 dollari".
Un breve sguardo d'intesa e saltiamo su. Il tassista ha una enorme ferita sullo stomaco, chiaramente visibile attraverso la sua camicia semi sbottonata:
"Due anni fa spararono a morte un cliente e colpirono anche me".
Chissà se sarà vero, ma intanto ha capito cosa ci interessa e si allontana dal centro. Senza traffico è bello apprezzare una città ben strutturata, con ampi viali, sottopassi, piazze con un ordinato e gradevole arredo urbano.
"Ecco lo stadio, domenica giochiamo contro il Cali, gliele suoneremo di santa ragione".
Purtroppo domenica saremo proprio a Cali e non avremo occasione di vedere la partita. Peccato
"Adesso andiamo a prendere un ciocolatito caliente, il migliore della città", fa il tassista.
"Vada per il cioccolato, ma prima ci puoi portare in cima ad una collina?".
"Claro che sì"
Detto, fatto. Il taxi si inerpica su per stradine strette e ad altissima pendenza finché raggiungiamo un belvedere nei pressi di una stazione del "teleferico" (ci sono quattro funivie in esercizio e due in costruzione a Medellin) dove possiamo
godere di una splendida veduta notturna della città.
Il silenzio irreale è rotto dai passi di un soldato di guardia alla stazione:
"Sono turisti" gli dice il tassista.
Il segno del pollice in alto e un sorriso, la sua risposta.
"Ma se tornassimo giù a piedi...se puede?" -provo a chiedere-
"Si tú quieres..."
Lo faremo la terza sera e sarà una delle esperienze più belle di questo viaggio.
Ma intanto, dopo solo tre ore, Medellin
-"una delle città più pericolose del mondo"- era già "cosa nostra".
Dal mattino successivo torneremo alle procedure standard di sicurezza e non avremo alcuna noia durante l'intera permanenza in Colombia.
A dire il vero un cruccio c'è stato:
la consapevolezza che una settimana non sia bastata per apprezzare a pieno quel meraviglioso Paese.
Ci ritorneremo.
Quell'indecenza del sito "viaggiare (in) sicuri" del Ministero degli Esteri alla voce Colombia elenca una serie spaventosa di pericoli:
-Il Paese è caratterizzato da alti indici di violenza connessi alla criminalità organizzata e da una diffusa micro-criminalità...
-Permangono costanti i numeri di omicidi e sequestri, così come l’attività di bande di narcotrafficanti, soprattutto nelle zone di frontiera...
-Sono ricorrenti le aggressioni di passeggeri sui taxi: si raccomanda di non fermare taxi lungo le strade, soprattutto di notte..
-Scippi e aggressioni: avvengono specialmente nelle vicinanze di un Bancomat o all’uscitada una Banca o da un Ufficio cambi...
-Sequestri-lampo: si sono verificati crescenti casi di falsi tassisti (con targhe di taxi “clonate”) che costringono il passeggeri...
-Furto attraverso uso di droghe: è utilizzata in particolare la scopolamina (alcaloide noto come “siero della verità”) ...
-Furto di valuta: sono frequenti truffatori, travestiti da agenti di polizia, che costringono turisti ignari a consegnare valuta straniera per finti controlli sulla loro autenticità;
-Furto all'aeroporto (o alle stazioni di autobus): i luoghi particolarmente affollati da persone in transito...
-Trasporto di sostanze stupefacenti: sono ormai numerosi i casi di arresto di turisti, anche italiani, che hanno accettato di trasportare all’estero nel proprio bagaglio droga...
Ma la chiave sta qui:
"IL TURISTA è generalmente considerato persona abbiente e può rappresentare un potenziale obiettivo per i delinquenti..."
Noi siamo viaggiatori, non turisti, pertanto tutte queste chiacchiere non ci riguardano.
Ed infatti basta mettere piede in Colombia ed è tutto il contrario di quello che si dice o si possa pensare.
Abbiamo scoperto un Paese meraviglioso ed ospitale; i suoi abitanti civili, cordiali, scaltri.
Guai potrebbe averne solo chi andasse a cercarli.
Se il nostro primo impatto con la Colombia è stato "soft" -il villaggio caraibico di Capurgana- due giorni dopo abbiamo subito affrontato il test apparentemente più difficile: Medellin.
La regola d'oro è: evitare di arrivare al buio nelle città potenzialmente pericolose, grandi e sconosciute, ma il nostro solito, meraviglioso, capriccioso modo di viaggiare ha fatto sì che arrivassimo alle 21.00 dopo un lungo viaggio in barca e bus. Senza aver prenotato un hotel, naturalmente.
Questo perché alle 7,50 non avevamo ancora scelto se utilizzare l'aereo oppure viaggiare via mare e bus.
La barca da Capurgana per Turbo partiva alle 8,00, il biglietto lo abbiamo comprato alle 7,58...
Confesso, però, che timori ne avevamo e durante il lungo viaggio avevamo messo in atto le più elevate procedure di difesa: portafogli civetta, lo zaino grande senza oggetti di valore da lasciare in caso di aggressione, passaporto e carte rigorosamente nella tasca interna. Niente telefono e fotocamera in vista.
Tempo sprecato; sono bastati cinque-minuti-cinque dopo l'arrivo per renderci conto che Medellin è una città moderna, efficiente, con un sistema di trasporti eccellente. E soltanto qualcuno in più per prendere consapevolezza che non è affatto pericolosa, almeno per un romano e un napoletano non esattamente "beginners".
Il wifi gratuito dell'autostazione ci permette di individuare un albergo in pieno centro, al Parque Barrio, a poche centinaia di metri dall'omonima stazione della metropolitana, a cinque fermate da quella del terminal.
Alle 22.00 la piazza è piena di gente, con una miriade di attività in pieno fermento.
"Questo posto ci piace".
Il tempo di prendere possesso delle camere e tre quarti d'ora dopo siamo di nuovo al Parque Barrio. Tutto cambiato; serrande chiuse, la gente "normale" sparita, la piazza e le strade circostanti cominciano a popolarsi di "zombie" di ogni età. Centinaia, forse migliaia di giovani ed adulti completamente sopraffatti da alcol e droghe di ogni tipo.
Ma quel che a noi interessava era trovare un posto dove mangiare.
Alla fine optiamo per un hot dog di strada:
"Il migliore della città" sentenzierà il vecchietto che ce lo ha venduto ("Acquaiuo' l'acqua è fresca?") e poi scopriamo una pasticceria aperta 24/24 che sembra essere un punto di ritrovo per gente di ogni tipo, ma serve torte buonissime.
E sarà una tappa obbligata anche nelle due notti successive.
La città al primo impatto è affascinante; come altre metropoli del sudamerica si sviluppa in una valle tra colline completamente urbanizzate ricoperte di lucine gialle che fanno l'effetto-presepe.
"Domani mattina visiteremo quei quartieri, ma io ci voglio andare anche di notte".
"Certo, ma sarebbe troppo rischioso inoltarci adesso, sono posti che non conosciamo..."
Riprendiamo a passeggiare intorno al Parque Barrio, ormai popolato soltanto da "Zombie". L'albergo è a 100 metri e come prima sera potrebbe anche bastare.
Ma quei taxi fermi in fila sono una tentazione:
"Hola amigo, quanto vale un giro de una orita in città?".
"15 dollari".
Un breve sguardo d'intesa e saltiamo su. Il tassista ha una enorme ferita sullo stomaco, chiaramente visibile attraverso la sua camicia semi sbottonata:
"Due anni fa spararono a morte un cliente e colpirono anche me".
Chissà se sarà vero, ma intanto ha capito cosa ci interessa e si allontana dal centro. Senza traffico è bello apprezzare una città ben strutturata, con ampi viali, sottopassi, piazze con un ordinato e gradevole arredo urbano.
"Ecco lo stadio, domenica giochiamo contro il Cali, gliele suoneremo di santa ragione".
Purtroppo domenica saremo proprio a Cali e non avremo occasione di vedere la partita. Peccato
"Adesso andiamo a prendere un ciocolatito caliente, il migliore della città", fa il tassista.
"Vada per il cioccolato, ma prima ci puoi portare in cima ad una collina?".
"Claro che sì"
Detto, fatto. Il taxi si inerpica su per stradine strette e ad altissima pendenza finché raggiungiamo un belvedere nei pressi di una stazione del "teleferico" (ci sono quattro funivie in esercizio e due in costruzione a Medellin) dove possiamo
godere di una splendida veduta notturna della città.
Il silenzio irreale è rotto dai passi di un soldato di guardia alla stazione:
"Sono turisti" gli dice il tassista.
Il segno del pollice in alto e un sorriso, la sua risposta.
"Ma se tornassimo giù a piedi...se puede?" -provo a chiedere-
"Si tú quieres..."
Lo faremo la terza sera e sarà una delle esperienze più belle di questo viaggio.
Ma intanto, dopo solo tre ore, Medellin
-"una delle città più pericolose del mondo"- era già "cosa nostra".
Dal mattino successivo torneremo alle procedure standard di sicurezza e non avremo alcuna noia durante l'intera permanenza in Colombia.
A dire il vero un cruccio c'è stato:
la consapevolezza che una settimana non sia bastata per apprezzare a pieno quel meraviglioso Paese.
Ci ritorneremo.